giovedì 31 marzo 2011

Recensione Bad Apple Sons - s/t

Autoprodotto - 2010

Scenari senza luce, una poetica fondata sulla perversione e il catastrofismo sperimental-noise; se non stessimo parlando di un lavoro di recente uscita, le prime coordinate ci farebbero pensare a gemme gloriose come The Birthday Party e Bauhaus. Invece eccoci qui: Firenze 2010 / Bad Apple Sons, citazionisti sì, ma con un'attitudine in grado di convincere anche durante i momenti più canonici. Un filo conduttore, mosso dagli elementi di cui sopra, lega i 10 pezzi, facendo partire da tale base un istinto primordiale nutrito dal misterioso fascino dell'oscuro e poi via, pronti per il viaggio dal sentore del non ritorno. Una volta piantate le radici, d'altronde, esse producono frutti ben diversi l'uno dall'altro, facendoci così non solo assaporare l'eterogeneità della loro verve creativa, ma anche perdere la cognizione del percorso "stabilito" dai predecessori. Tali scelte, unite ad una certa raffinatezza delle predilizioni sonore, contribuiscono ad aumentare la magneticità poetica dell'insieme. Un punto, questo, idoneo a giocare a favore dell'individualità del gruppo, abile a trasformare momenti industriali e sorbidi rumori delle viscere della Terra in peculiari versi noir dall'impatto devastante.
Difficile pertanto non rimanere coinvolti da queste claustrofobiche atmosfere. Esse infatti non solo riescono a farti godere delle sensazioni inquiete, ma portano alla scoperta dei lati torbidi del nostro essere, i quali, una volta risvegliati, conferiscono all'ascolto una più fervida partecipazione.

Probabilmente se vi fermerete al sound generale, le dinamiche di coinvolgimento verranno soffocate e non vedrete nulla al di là di un discreto altro giro di new wave a braccetto con la psichedelia e un'interessante voglia di ricreasi con i suoni alle prese in atti osceni con la teatralità, ma se vi lascerete trasportare non dovrete far altro, la partita è in mano loro.
 
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