sabato 24 dicembre 2011

Recensione The Peawees - Leave It Behind

Wild Honey Records - 2011

Senza neppure il tempo di percepire i sentori di un dato pericolo, ci troviamo a fare i conti con la trappola tesa dai Peawees al nostro dito cliccatore famelico di tasti play. Non appena “beffati”, infatti, senza lasciare spazio a compromessi, ci appare subito chiaro il diktat supremo a cui inchinarci, ovvero: perdere la concezione dei nostri movimenti e tirare fuori quanto più sudore sia possibile da un essere umano.
Proprio così, perché bastano le prime note del deciso inizio ad attivare a pieni motori i meccanismi limbici del cervello e, non riprendendo fiato gli stessi Peawees fino alla fine del disco, riescono a farci smarrire la concezione reale dei nostri movimenti ormai completamente vittime del trascinante ritmo.

Questo, però, non è solo un disco shake it all e, perciò, presenta sottili e precise caratteristiche idonee a condire il ben raggiunto status di “intrattenitore” intelligente.
Ponendo quindi in evidenza fattori rilevanti come la grintosa eleganza con cui reinterpretano le atmosfere vintage dei gloriosi 50/60, possiamo renderci conto già da ora che qui non si ha intenzione di scherzare ne tantomeno si ha voglia di fermarsi al buon primo punto. In fondo basterebbe un piccolo blow up su questa iniziale valutazione a sottolineare quanto gustoso sia quell'equilibrio tra passato e presente capace di farci portare a casa la vittoria. Potremmo addirittura chiuderla definitivamente con queste righe, specificando solo che, in tale armonia, vengono lasciati inalterati gli ingredienti storici pur fondendo all'atmosfera il proprio decennale retaggio con lo sguardo volto al futuro, ma sarebbe ingiusto non annerire ancora qualche pixel.

Prima però apriamo una parentesi: se la vena punk'n'roll, finora tratto distintivo del gruppo, vi sembra dissolta nell'aria, ascoltate con più attenzione il disco e vi accorgerete, come sopra citato, dello spazio ben distinguibile che essa occupa sotto forma di interessante evoluzione fatta di rock'n'roll d'annata intriso di panorami garage, blues e fruibilità pop, ricoprendo oltretutto un doppio ruolo traducibile in motore ed elemento di riflessione volto a ricordarci che il punk è in primo luogo un'attitudine.

Ma torniamo a noi. Un'altra stretta di mano la diamo alla voce avvolgente ed ai sali/scendi adrenalinici che la sua modulazione conferisce, portandoci così in una Memphis presleyana senza aver mai varcato l'uscio e a risanare i momenti in cui si fa largo una certa ripetitività degli schemi. E poi ancora, continuando ad annoverare i tasselli della riuscita di “Leave It Behind” troviamo anche una tangibile cura per i particolari vivi e presenti senza farsi intimidire dal groove fulmicotonico.

Con tutti questi inviti, di conseguenza, è d'obbligo danzare prendendo la mano e trascinando a noi dettagli come fraseggi di armonica, delizie di cori femminili, sixties chitarre gioiello, bassi r'n'b e quel inconfondibile allure a stelle e strisce ruvido quanto accessibile ma non ammiccante. Pertanto, arrivati a questo punto è superfluo dirlo: non rimanete ancora qui a leggere ed andate subito ad immergervi in “Leave It Behind”



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The Peawees: www.thepeawees.it
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