sabato 1 ottobre 2011

Recensione Vegetable G - L'almanacco terrestre

Ala Bianca - 2011

Grazie Vegetable G. Grazie per questo gioiellino di malinconico buon umore dall'aurea magica. Grazie per la mezz'ora fatata passata insieme.

Ok, c'è del derivativo andando da Bluvertigo, Baustelle, Battiato a Gazzè o ai più di “nicchia” Perturbazione o Numero6, ma non importa, perché questo combo di Monopoli si colloca di riguardo tra i rianimatori del moribondo pop e pertanto dettagli come questo diventano davvero suppellettili senza vita.

“L'almanacco terrestre” è un disco delizioso, uno di quelli capace di cambiare forma a seconda del nostro circondario, sia esso riferito ad un ambiente, una persona o una stagione. Dieci brani camaleontici adatti ad accompagnare ogni mossa della giornata attraverso, almeno in superficie, un unico e fondamentale ingrediente: la semplicità.

Proprio da questa base, infatti, viene sciorinato tutto l'almanacco dei Vegetable, ma non confondete il suddetto fattore come un'eccessiva voglia di accessibilità e non provate neanche a far baciare la rima con “banalità”, perché qui si prendono chiare distanze da tali concetti e dal succitato punto cardine si estrapola solo quel senso di inalterato, ma pur sempre curato, elogio alla spontaneità.

Già, proprio così, perché i VegetableG con questa quarta prova ci fanno prendere il volo e con soffi leggeri ci portano lontano fino ad esplorare i labili confini tra fantasia e visionaria realtà, tra momenti meditativi e quelli più giocosi. Qui, insomma, un certo tipo di spessore c'è, ma non si percepisce attraverso i sensi designati al caso, bensì mediante i segni del loro passaggio (vedi fischietti e motivetti di vario genere capaci di rimetterti al mondo).

Ebbene sì, diciamolo, si sentiva proprio il bisogno di un disco del genere, di un pop d'autore stellato, il quale, lasciato volteggiare libero per il suo corso, assume connotati rock o sembianze brit al servizio di melodie tricolore fino ad ammaliarci con romanticismo sintetico, liriche evocative, tastiere, archi, fiati, giri di basso galattici e quant'altro.

Per farla breve, questo primo lavoro in italiano (escludendo il precedente Ep digitale) è davvero un bel regalo alla nostra lingua, incentrato sulle sfumature dell'amore si presenta e con amore bisogna approcciarvisi.


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