sabato 26 febbraio 2011

Recensione Neverdream - Said

Twilight Zone Records - 2010

Dopo le storie di droga sulle righe di Christiane F. e quelle intorno al (purtroppo) indimenticabile 26/4/1986, ecco tornare i romani Neverdream, i quali, questa volta, ci portano tra le multi sfaccettature del continente africano dando così vita ad un nuovo concept album. Di quest'ultimo però si nota un certo calo rispetto alle aspettative preposte.
"Said", infatti, pur tenendo fede ad un dato buon livello qualitativo, idoneo nel tempo a caratterizzare il gruppo, appare come un ibrido di un qualcosa in divenire, sfuggendo così da interesse e compiacimento.
Sia ben inteso: questo nuovo lavoro è un passo avanti rispetto ai precedenti, ma sottolinea marcatamente alcune zone di passaggio ancora non ben affinate.

E' nuovamente un progressive metal dai lati ombrosi, psichedelici e dal curato songwriting a mostrare la valenza del gruppo, ma il peso della durata monumentale dei loro pezzi, capace di arrivare anche 15 minuti, tarpa notevolmente le ali dei Nerverdream.
Spesso, d'altronde, pur cercando scampoli di concentrazione, l'attenzione si assotiglia proporzionalmente al senso di piattezza che aleggia nei brani, tanto che, neppure gli interessanti innesti sonori riescono a risvegliare un barlume di coinvolgimento.

Sempre a causa della scarsa padronanza di tempi così ingenti viene castrata, oltretutto, l'eterogeneità del loro lavoro, il quale, pur divincolandosi tra curiose sfaccettature sonore, risparmiandoci con gran sollievo meri ed asettici tecnicismi, si dilata a tal punto da perdere rilevanza. Questo, poi, senza contare un vago senso di insoddisfazione dato dal non raggiungimento di una meta, al cui arrivo si sarebbe potuto giustificare tanto cammino.

Insomma, sperando si tratti di un disco di transizione, lasciamo per ora "Said" ai cultori del genere.

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