domenica 17 aprile 2011

Recensione The Oracles - Have a nice trip

Nexus Records - 2011


“Have a nice trip” ovvero: come sballare e poi dimenticarsi di tutto una volta che gli effetti del suddetto “viaggio” sono svaniti. Proprio così, perché i The Oracles, gruppo friulano di recente formazione, spiccano, tra le trame di questi trenta minuti sonori, per peculiarità corroboranti ma, una volta arrivati alla fine del disco, ci sentiremo sì ricaricati, ma anche perplessi sulla veridicità di tale forza contagiosa.

Da cosa derivi questo netto senso insoddisfazione è purtroppo palese, in quanto l'energia / motore può pure attribuirsi alla band, ma gli stessi attingono a piene mani in quarant'anni di rock'n'roll con puerile soddisfazione e superflua vittoria.

Eccoci qui, quindi, un po' più shakerati e sudati di prima, eppure, tornato il raziocinio a farci compagnia, un senso di “mi sento fregato” comincia a farsi strada a passi copiosi. La risposta ci appare ora a chiare lettere: questo esordio non è altro che un calderone in cui mischiare i momenti topici della musica del succitato lasso di tempo ed è tale miscela a catturarci, non gli Oracles. Poco contano, a questo punto, gli Exchange Studios di Londra, Mike Marsh ed Enrico Berto, sotto le cui mani / sedi ha fatto tappa questo “trip” se non facciamo altro che passare, in maniera piuttosto didattica, tra le stelle e strisce dei '70 e lo sguardo della Regina dei '90. Hai voglia poi a trovare velleità garage, slanci blues o sensazioni proto tra questi riff sporchi, ritornelli efficaci e cori urlati (dove tra l'altro la voce solista rappresenta un ulteriore deterrente) se non dobbiamo far altro che applaudire ancora una volta i loro predecessori.

Una nota positiva, però, in tutto questo c'è: possiamo sorridere pensando alla longevità del sacro fuoco del rock, ma al contrario di ciò che citano, i ragazzi non creeranno un movimento ne tantomeno una rivoluzione.
L'onestà, tuttavia, risiede forse in un meno dichiarato sottotesto, nel voler pensare che qui si suona solo per sana voglia di suonare / condividere e non si cerca nient'altro; peccato però per tutta questa dirompente carica che, inglobata in vie più personali, potrebbe trarne buoni frutti.

Per ora resta un esordio in sordina.

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