mercoledì 6 aprile 2011

Recensione Drink To Me - Brazil

Unhip Records - 2010

Che i Drink To Me siano una realtà decisamente interessante non vi sono, per i più, ormai dubbi. Se fate ancora parte degli "oppositori" ai quali non sono bastati i trascinanti e curiosi live in giro per la Penisola (e non solo) o il già buon esordio discografico con "Don't Panic – Go Organic!", adesso, davvero, non potrete che ritirarvi di fronte all'evidenza. "Brazil", il nuovo lavoro del trio eporediese, infatti, non lascia spazio alle titubanze di sorta, regalandoci così un album valido da ogni punto di vista. Astenersi quindi dall'ascolto i soliti disfattisi Made in Italy, questa volta a cercare pane per i vostri denti rischierete davvero una figura poco edificante.
Mezzi salvataggi post avviso a parte, veniamo al dunque. Questo lavoro, più maturo rispetto al precedente, apre le porte a tutt'altro scenario differenziandosi considerevolmente dal succitato, ma non fatevi venire in mente ritmi carioca di primo rimando al titolo, andreste indubbiamente fuori pista. Un'esplosione di energia di fatto c'è, ma viene filtrata e manipolata attraverso suoni elettronici dai lati psichedelici tendenti al kraut, cambiandone in questo modo i colori ma non l'impatto. Si abbassano fino a dissolversi le chitarre da sguardi alle scarpe, ma lasciano spazio a tensioni sintetiche capaci di mutarsi, diversificarsi e confondersi pur tenendo fede ad un'idea ritmica di base costante, ossessiva, ipnotica ed impreziosita con minuzie di suoni e aspetti da jam session. Anche i testi hanno seguito un'evoluzione significativa, risultando meno ironici pur non perdendo una certa ariosità minimale, delineando perciò, ulteriormente, la nuova via intrapresa dai tre.
Voglia di osare d'altronde ce n'è tanta e gli ingredienti per far strada non mancano di certo, il resto appartiene ai misteri del music business.

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